ALGORITMI E GIUSTIZIA PREDITTIVA: SCENARI E PROSPETTIVE NEL PROCESSO PENALE
Nell’attuale realtà iper-tecnologizzata si registra una tendenza crescente alla digitalizzazione anche nel settore dell’amministrazione della giustizia, in un percorso evolutivo che punta sempre di più alla progressiva sostituzione del lavoro dell’homo juridicus con il software.
Ma come è evidente, ciò che potrebbe essere considerato un fattore di semplificazione e modernizzazione fa sorgere innumerevoli questioni nel momento in cui a essere “rimpiazzate” siano le attività più sensibili, tra cui appunto la valutazione del giudice sulla specie e sulla quantità di pena da irrogare nel caso concreto.
Di qui un interrogativo di indubbia attualità: può considerarsi giuridicamente ammissibile e legittimo, in un ordinamento come il nostro, il ricorso ad algoritmi predittivi per la valutazione della pericolosità sociale nei processi penali, oppure il loro utilizzo si pone in contrasto con le garanzie ed i principi del giusto processo?
Il tema è oggetto di ampio approfondimento nell’articolo “Gli algoritmi predittivi per la commisurazione della pena“, pubblicato sulla Rivista Trimestrale di Diritto Penale Contemporaneo (n. 2/2019), in cui il Dott. Luca D’Agostino traccia un quadro ricognitivo dell’evidence-based sentencing, come applicato dalla giurisprudenza statunitense, e illustra le prospettive e i potenziali vantaggi connessi all’utilizzo di tali soluzioni nell’ambito del sistema giudiziario italiano.