LA RIVOLUZIONE DIGITALE E LE PROSPETTIVE PER LA CONTRATTUALISTICA PUBBLICA: OPPORTUNITÀ E STRUMENTI PER LA CRESCITA E LO SVILUPPO DEL SETTORE
Nessuna società rimane la stessa per molto tempo, in quanto è soggetta a profonde trasformazioni che possono avere effetti, congiuntamente, sulle sue infrastrutture (base economica), strutture e sovrastrutture (istituzioni, valori e regole). Quando questo avviene, questa contingenza storica può essere definita come “cambio di epoca”.
E’ questo quello sta accadendo, già da tempo per la verità, ad opera della c.d. Digital Transformation, espressione con cui si indica la rivoluzione tecnologica e digitale in corso, i cui effetti si stanno imponendo in maniera sempre più pervasiva in tutti i campi dell’industria, dell’economia, della vita sociale, rivoluzionando il nostro modo di lavorare, interagire e produrre.
Si tratta di una trasformazione profonda di organizzazioni, processi, flussi informativi e modelli di business, che, per la sua dirompenza e trasversalità, sta mettendo in discussione regole e schemi tradizionali consolidati, finanche i fondamenti stessi su cui finora si sono basati società, sistema economici, aziende, professioni.
Già nel 2015 il Digital Vortex[1] evidenziava come il digitale, in costante evoluzione e accelerazione, stesse diventando il centro nevralgico delle sfide competitive delle aziende in tutti i settori, arrivando persino a sfumare i confini fra di essi. Sempre nel 2015 Martin McPhee, senior vice president di Cisco Consulting Services, ammoniva che “ogni paese, ogni città, ogni impresa dovrà diventare digitale per competere e resistere nella nuova economia digitale”.
Un fenomeno così impattante (“disruptive)[2] porsi come elemento di grande discontinuità con il passato, richiedendo l’adeguamento di strutture e modelli.
Ma mentre la tecnologia evolve a un tasso esponenziale, le organizzazioni lo fanno ad un tasso logaritmico[3], ovvero più lentamente (e con fatica), dunque il gap fra queste due traiettorie aumenta nel tempo.
La soluzione per colmare questo divario è innescare un forte cambiamento di mentalità, in primis liberandosi dalla volontà di opporsi al cambiamento: il timore verso la tecnologia deve, in altri termini, trasformarsi in entusiasmo verso le nuove opportunità offerte dalla stessa.
E’ proprio sulla digitalizzazione che occorre puntare per aumentare la competitività e creare sviluppo; si tratta, in altre parole, di assecondare e seguire tale evoluzione, senza subirla, ma al contrario, guidandola.
Questi temi sono stati al centro del Workshop “Tecnologie, Blockchain e Imprese: uno sguardo al futuro”, che lo Studio Piselli & Partners, Dipartimento Innovation, ha organizzato lo scorso 12 marzo.
Tematiche più ampiamente approfondite nel Volume “Public Procurement 4.0: i nuovi strumenti digital al servizio della contrattualistica pubblica”, il primo di una collana di Quaderni, che il Public Procurement Institute ha pensato per raccogliere riflessioni e suggestioni sia sulle nuove frontiere del diritto, sia sulla concreta evoluzione di istituti giuridici tradizionali, sia, ancora, sul delinearsi di nuovi strumenti operativi indotti dall’evoluzione tecnologica.
Nel lavoro appena pubblicato, prendendo le mosse da un’analisi dell’attuale contesto del mercato e dal quadro normativo – nazionale ed europeo – in materia di procedure elettroniche e digitali, si sono esaminate le potenzialità delle nuove risorse tecnologiche ed informatiche per il superamento delle difficoltà del nell’ambito degli appalti pubblici.
Invero, si tratta di un comparto che da tempo vive una forte crisi, determinata da cause sia interne (procedure lunghe ed appesantite dalla burocrazia, inadeguatezza delle competenze, resistenze psicologiche verso il nuovo) che esterne (incertezza della disciplina, carenza di provvedimenti attuativi, scarsa attenzione da parte delle politiche economico-industriali degli ultimi anni rispetto alla complessità ed alla centralità del settore per l’economia del Paese).
In considerazione di ciò, si ritiene prioritario ridare slancio agli investimenti ed incentivare lo sviluppo, abbracciando la trasformazione digitale in atto ed impostando un radicale un cambiamento della visione strategica e un adeguamento degli strumenti.
Tanto nella considerazione che non si hanno alternative: in un mondo sempre più veloce e interconnesso, avere paura dell’innovazione significa, prima o poi, essere tagliati fuori.
La risposta a tali esigenze, con riguardo agli appalti, è rappresentata dall’uso del Building Information Modeling (BIM) e della Blockchain, che permettono di superare una serie di problematiche che da sempre appesantiscono il settore e che, se utilizzati in maniera corretta, sono in grado di ridisegnare il volto della PA, rendendola più efficiente e performante.
Quanto al BIM, l’obiettivo deve essere quello di implementarne l’uso non soltanto nella progettazione ex novo, ma anche nelle successive fase di monitoraggio e manutenzione di opere ed infrastrutture, così da eliminare le disfunzioni tipiche di tali momenti e “guidare” in modo razionale la gestione degli immobili, nel corso del loro intero ciclo di vita.
A tali innovative modalità operative vanno affiancati altrettanto inediti modelli contrattuali, improntati su una logica di condivisione di dati, informazioni, e dunque, di problematiche e risultati (Accordi Collaborativi Totalizzanti – ACT).
Quanto alla blockchain, l’adozione di una norma in tema di registri distribuiti (art. 8-ter del Decreto Semplificazioni, convertito in legge lo scorso febbraio), ha aperto il dibattito sulle potenzialità di tale tecnologia.
Sul punto, già si assiste alle prime sperimentazioni nel settore oggetto di disamina: recenti le notizie relative a due iniziative, sponsorizzate dall’UE e che vedono il coinvolgimento dell’Italia, relative alla realizzazione di piattaforme interoperabili: la prima sotto forma di banca-dati ad uso di appaltatori, progettisti, produttori e distributori, per la consultazione e la scelta di elemento dei materiali (progetto DigiPlace); la seconda, finanziata dal MIUR, volta a connettere digitalmente i flussi informativi di tutti i soggetti che intervengono nella gestione di un intervento, con particolare attenzione a quelli di interesse pubblico, al fine di sincronizzare e gestire tutte le fasi delle procedure (progettazione, esecuzione, gestione, monitoraggio), avvalendosi, appunto, di meccanismi basati sulle tecnologie della blockchain per connettere in tempo reale i singoli flussi informativi della gestione degli appalti pubblici e per garantire la loro tracciabilità e legalizzazione in termini di profili di responsabilità e tutela della proprietà intellettuale. Grazie all’applicazione della blockchain, questa innovativa proposta tecnologica consentirà inoltre anche l’integrazione degli “smart contract” nei processi di gestione amministrativa degli appalti al fine di introdurre un elevato livello di automazione, snellezza e trasparenza nell’esecuzione di procedure spesso origine di lentezza burocratica quali le liquidazioni dei singoli stati di avanzamento consentendo di renderli più frequenti, riducendo così il rischio di sofferenza economica delle imprese.
Relativamente alla blockchain, deve osservarsi come l’ostacolo maggiore alla sua promozione risieda nella sua assoluta innovazione strutturale, che ne rende difficile l’inquadramento giuridico.
Imprescindibile, pertanto, da questo punto di vista, una più puntuale definizione del framework giuridico di riferimento, anche a livello internazionale.
Sul punto, come evidenziato, cruciale risulta il fattore tempo: in mondo che si evolve molto più velocemente delle Leggi, occorre riuscire a regolare tempestivamente i nuovi strumenti, attraverso un ripensamento dell’intero settore degli appalti pubblici, così da permettere il conseguimento di significativi benefici in termini di trasparenza, di efficienza nei processi.
Nella convinzione che la trasformazione digitale non rappresenti un’opzione, ma un ’imperativo, appare indispensabile un approccio strategico deciso e coerente, che contempli l’adeguamento di canoni organizzativi, economici e normativi in chiave digitale, al fine di dare significato concreto allo sviluppo tecnologico in essere, cogliendo le innumerevoli opportunità dischiuse dagli strumenti esaminati.
D’altronde, come sottolineato da più parti, si tratta un cambiamento non procrastinabile, l’unico che può portare al successo, perché oggi “every business is a digital business”.
[1] “Digital Vortex: How Digital Disruption is Redefining Industries” è un report redatto dal GCBT Center, centro ricerca specializzato nello studio della Digital Business Transformation, frutto di una partnership Cisco/IMD. Costituisce il risultato di una survey worldwide su 941 business leaders di 12 diverse industrie in 13 paesi (tra cui l’Italia).
[2] Espressione coniata da Clayton Christensen, con cui si indica “il momento in cui una nuova tecnologia origina il cambiamento di una determinata attività e modifica completamente il modello di business precedente”.
[3] Legge di Martec, di Scott Brinner.