IL DECRETO FISCALE CREA UNA CONFISCA SPROPORZIONATA
L’articolo “Il decreto fiscale crea una confisca sproporzionata”, del Dott. Luca D’Agostino e del Prof. Giuseppe Melis, pubblicato sul Quotidiano del Fisco – Il Sole 24 Ore del 20/11/2019
Il decreto legge 124/19, oltre a inasprire il trattamento sanzionatorio dei reati tributari, introduce un’ipotesi di confisca per sproporzione che desta un’escaltion di preoccupazioni. Dapprima è stato eroso il nesso di pertinenzialità tra la commissione di un reato e i beni da sottoporre alla misura per effetto dell’introduzione di più ipotesi di confisca per equivalente; poi le potenzialità offensive della confisca penaltributaria sono poi state accentuate dalla sua attuazione in forma diretta, sì da raggiungere anche il patrimonio della persona giuridica (Sezioni unite 10561/2014) pur formalmente non responsabile (Dlgs 231/01), sommandosi alle imposte e alle sanzioni amministrative per l’illecito fiscale. A nulla è valso l’intervento del 2015, con il quale il legislatore tentò di attutire i gravi effetti della confisca in presenza dell’impegno formale del contribuente a pagare l’imposta evasa (articolo 12-bis, Dlgs 74/00), consolidandosi presto in giurisprudenza la tesi secondo cui tale impegno non fa comunque venire meno il sequestro preventivo delle somme, restando la confisca condizionatamente sospesa (Cassazione 42470/2016).
Il vulnus maggiore proviene tuttavia dall’estensione della confisca allargata – contenuta nell’articolo 12-sexies, del decreto legge 306/92 e oggi confluita nell’articolo 240-bis del Codice penale – che, da strumento eccezionalissimo di lotta alla mafia qual era, ha attratto nel tempo numerosi altri reati e adesso, si vorrebbe, anche quelli tributari. Se, dunque, fino a oggi, il fenomeno dell’evasione fiscale veniva in rilievo unicamente come limite alla prova sulla legittima provenienza dei beni – non potendo il condannato evitare gli effetti della confisca adducendo di aver reimpiegato le somme non versate all’erario – il decreto fiscale estende adesso a quasi tutti i reati tributari la confisca per sproporzione a condizione che sia superata la soglia dei 100mila, obbligando così il contribuente a giustificare la provenienza del proprio patrimonio per vincere la presunzione di illecita acquisizione dei beni che risultano di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. È da ritenere che il legislatore non abbia considerato gli effetti apocalittici che una simile disposizione è idonea a produrre. Essendo formalmente concepita come misura di sicurezza atipica (Cassazione 45105/2019), la confisca per sproporzione è infatti idonea sia a operare per i reati tributari commessi precedentemente all’introduzione dell’articolo 12-ter, sia a estendere i propri effetti al patrimonio storico del destinatario, tenuto a giustificare la provenienza anche di beni acquisiti addietro nel tempo con la sola eccezione, del tutto indeterminata, di acquisti risalenti ad epoca eccessivamente lontana dalla commissione del reato (Cassazione 10887/2013). Si finisce col presumere che il condannato abbia commesso non solo il delitto che ha originato la condanna, ma anche «altri reati, non accertati giudizialmente, dai quali deriverebbero i beni di cui egli dispone» (Consulta 33/2018).
Osservatorio Fondazione Bruno Visentini-Ceradi
a cura di Valeria Panzironi